Che riforme! Il dieci per cento del ministro Boschi Immaginate che la Carta costituzionale fosse condivisa al 99,9 per cento, e solo uno 0,1 suscitasse una forte riserva in Parlamento o fra le forze politiche del Paese nel suo complesso. Qualcuno potrebbe dire che tutto sommato ci si può accontentare. Il 99,9 per cento è un risultato ottimale., Cosa può importare del misero 0,1? Se non fosse che lo 0,1 potrebbe essere attribuibile disgraziatamente alla prima riga del primo articolo della Costituzione, ovvero, “l’Italia è una repubblica democratica”. Tutti coloro che sono d’accordo sugli articoli successivi, questo insignificante 0,1 del testo non lo mandano giù, perché sarebbero divisi fra chi appunto vorrebbe la repubblica democratica, e chi la monarchia, costituzionale, chi l’assolutismo, chi la dittatura, il papa re, o un consiglio di stregoni al potere. Chissà cosa frullava nella testa al ministro Boschi quando se ne è uscita ad un dibattito della Festa dell’Unità dicendo, che si la riforma è condivisa al 90 per cento, c’è solo un dieci per cento non condiviso. Ma anche se ci fosse solo uno 0.1, sarebbe il caso di fermare tutto, non perché siamo dei maniaci della totalità, ma perché se escludiamo una qualche quantità dal processo decisionale che riguarda la riforma cardinale dello Stato, creiamo un antistato al suo interno. Conviene dare diritto ad una parte anche misera della popolazione di non riconoscersi nei fondamenti stessi della nazione? È questa la domanda che farebbero bene a porsi il ministro Boschi ed il resto del governo, visto che questo dieci per cento non condiviso, riguarda parte del suo stesso partito. Per cui, se dovessimo metterci a ragionare sulle cifre, il governo non solo non dispone della maggioranza del paese nella riforma, visto che il Pd è sovra rappresentato parlamentarmente grazie ad una legge elettorale che fra l’altro è stata giudicata incostituzionale. Il che meriterebbe una digressione a parte, tale da rasentare l’assurdo: si pretende da un parlamento eletto sulla base di una legge elettorale incostituzionale di cambiare la costituzione, ma sorvoliamo. La questione è che la maggioranza non convince nemmeno se stessa ed è costretta a cercare il consenso fuori dalle sue fila, cosa che comporta un metodo molto discutibile, visto che ci sono processi giudiziari in corso sulla compravendita dei deputati. È vero che i parlamentari sono privi di vincolo di mandato, ci mancherebbe, se non fosse che tutti in questi anni si sono comportati come se invece i vincoli fossero imposti. Attenzione che domani non salti fuori un qualche magistrato costretto ad interrogarsi se le intese fra maggioranza ed opposizione sulla riforma del Senato, non fossero viziate da una qualche forma di scambio. Pensate se un procuratore della Repubblica si convincesse mai che Calderoli si è salvato dalle accusa di razzismo ritirando i suoi emendamenti, che disastro. Allora davvero bisogna sperare che il Pd ritrovi un’intesa al suo interno, e crediamo che il governo dovrebbe fare tutti gli sforzi necessari per evitare almeno questo strappo, che oltre a rischiare di essere fatale per la legislatura, sarebbe l’ennesima lacerazione operata nel corpo politico del Paese. Il ministro Boschi ha sicuramente ragione quando dice che se il Pd fallisce vinceranno Grillo, Salvini o chi per loro. Dubitiamo sinceramente che 5 stelle e Lega sappiano fare meglio di quanto fatto del Pd. Solo che la gente inizierà a chiedersi se Grillo, Salvini o chi per loro, potrebbe riuscire mai a fare di peggio. Roma, 21 settembre 2015 |